giovedì 2 marzo 2017

The Serpent Mage

Guyana.

Un'immensa palude, le città sommerse e distrutte, centinaia di migliaia di vite spezzate; le sorvolano sugli elicotteri dei mercenari che hanno ingaggiato per recuperare i superstiti a Georgetown.
La missione si è conclusa con successo e una volta a bordo sulla via del ritorno Sabrina si è abbandonata ad un sonno profondo, sfinita, vinta dalla tensione che da quando erano partiti le aveva attanagliato i sensi e le budella.
Attorno a lei il personale della Thorne guyanese si stringe in un silenzio catatonico e non sono rari gli sguardi che di tanto in tanto vengono lanciati verso Xander, una figura gargantuesca, chiaramente portatrice del gene X. Il gene del nemico mutante.

Nonostante i sobbalzi e la posizione di riposo decisamente scomoda, Sabrina si sveglia solo quando l'alba sta sorgendo, a qualche ora dall'atterraggio al punto di raduno, per poter prendere un aereo di linea e tornare tutti a casa.
Non ha granchè voglia di parlare, le mano sinistra ben stretta da ore attorno al bracciale sulla destra, il regalo di un'ammiratore sconosciuto, probabilmente un'ammiratrice, probabilmente Mad stessa.

Non l'ha buttato, forse avrebbe dovuto, ma non avrebbe fatto alcuna differenza. E poi quel serpente attorcigliato attorno al polso le ricordava la sua natura intrinseca di essere viscido e strisciante, velenoso e potenzialmente mortale, silenzioso e sinistro come il male.

Il male di non riuscire mai a fermarsi sugli altri, di non dare tregua ai propri avversari, di riuscire sempre a pensare alla mossa successiva, lasciando scivolare oltre il passato, come se fosse una brezza troppo asfissiante o arida da poter essere aspirata.

Occhio per occhio
Dente per dente

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