giovedì 2 marzo 2017

The Serpent Mage

Guyana.

Un'immensa palude, le città sommerse e distrutte, centinaia di migliaia di vite spezzate; le sorvolano sugli elicotteri dei mercenari che hanno ingaggiato per recuperare i superstiti a Georgetown.
La missione si è conclusa con successo e una volta a bordo sulla via del ritorno Sabrina si è abbandonata ad un sonno profondo, sfinita, vinta dalla tensione che da quando erano partiti le aveva attanagliato i sensi e le budella.
Attorno a lei il personale della Thorne guyanese si stringe in un silenzio catatonico e non sono rari gli sguardi che di tanto in tanto vengono lanciati verso Xander, una figura gargantuesca, chiaramente portatrice del gene X. Il gene del nemico mutante.

Nonostante i sobbalzi e la posizione di riposo decisamente scomoda, Sabrina si sveglia solo quando l'alba sta sorgendo, a qualche ora dall'atterraggio al punto di raduno, per poter prendere un aereo di linea e tornare tutti a casa.
Non ha granchè voglia di parlare, le mano sinistra ben stretta da ore attorno al bracciale sulla destra, il regalo di un'ammiratore sconosciuto, probabilmente un'ammiratrice, probabilmente Mad stessa.

Non l'ha buttato, forse avrebbe dovuto, ma non avrebbe fatto alcuna differenza. E poi quel serpente attorcigliato attorno al polso le ricordava la sua natura intrinseca di essere viscido e strisciante, velenoso e potenzialmente mortale, silenzioso e sinistro come il male.

Il male di non riuscire mai a fermarsi sugli altri, di non dare tregua ai propri avversari, di riuscire sempre a pensare alla mossa successiva, lasciando scivolare oltre il passato, come se fosse una brezza troppo asfissiante o arida da poter essere aspirata.

Occhio per occhio
Dente per dente

lunedì 20 febbraio 2017

Whisperers

Di rado dormiva per tutta la notte senza mai svegliarsi, anche quando era stanca o non era in salute ogni tanto riprendeva coscienza, forse per la posizione un po' scomoda in cui si trovava o forse, come piaceva pensare a lei, perchè l'oscurità sussurrava al suo inconscio segreti osceni.
Si era svegliata anche dopo un'intera serata passata a casa di Mad; un appartamento molto essenziale, dall'arredamento poco fine, grossolano, ma se non altro pulito.
Al primo risveglio aveva avuto freddo, si era addormentata completamente nuda e scoperta, quindi aveva tirato su il lenzuolo e si era girata dall'altra parte per riprendere a dormire.
Non ci era riuscita, sentiva che qualcosa era fuori posto; d'istinto si era girata dal lato della semidea allungando il braccio per agganciarla e trascinarsi contro di lei, ma la mano aveva incontrato solo il materasso.
Mad era in piedi davanti alla finestra a fumare; Sabrina scivolò fino al bordo del letto, scostando le coperte, appoggiò i piedi per terra e mosse quei pochi passi, lenti, per colmare la distanza con la semidea. In modo non sufficientemente silenzioso da non farsi notare.
Quando arrivò alle spalle di Mad, fece scorrere un dito lungo la sua schiena e poi la cinse in un abbraccio, piantandole le unghie nei fianchi: il suo modo di farle sapere che era lì.
Mancano due giorni all'apocalisse
Strusciò la testa con i capelli scompigliati sulle scapole dell'altra, che non rispose se non con un cenno della testa rallentato dai fumi della Marijuana.
E non è un buon motivo per stare svegli. Ho freddo.
Appoggiò l'orecchio sul torace della bionda, lasciandosi trasportare dal suo respiro regolare che, di tanto in tanto accelerava o rallentava, senza apparente motivo. Da quella posizione gettò lo sguardo indietro a magnificare con superficialità la stanza.
Non aveva portato la solita borsa con i suoi arnesi, quella sera. Dopo che Mad l'aveva aiutata con il suo potere superumano avevano deciso di passare a casa sua la notte e Sabrina si era concessa ed aveva preteso concessione senza alcuna condizione.
Avvilupparsi così come era capitato, lasciandosi trasportare, le aveva fatto bene. Poteva ancora sentire il sapore in bocca di quello scorcio di vita così ordinario e normale secondo le persone comuni. Niente artifizi, niente pulsioni ritenute malate.
Dai
Le sussurrò, piantandosi davanti e cercando di spingerla verso il letto, ma Mad si era dimostrata più volte detentrice di una forza fisica ineguagliabile, per cui non riuscì a smuoverla di un millimetro, nè a dissuaderla dal continuare a fumare.
Alla fine Sabrina lasciò perdere e tornò verso il letto, per sdraiarsi sotto le coperte. Ci vollero solo un paio di minuti prima che Mad la raggiungesse e la abbracciasse in una morsa salda e costrittiva, non dolorosa.

Non aveva capito da subito cosa le era piaciuto della bionda semidea. All'inizio pensava fosse la sua propensione per la perversione fisica, ma quella notte aveva realizzato che era la sua totale mancanza di controllo e di potere nei suoi confronti. Sabrina era completamente alla mercè di quella donna, non poteva costringerla a fare nulla, non poteva forzarla ad essere ciò che non voleva. Se lei voleva del sesso bastava che lo chiedesse, eppure nonostante non avesse ottenuto mai alcun rifiuto, sapeva che, in fondo, non c'era mai nulla di scontato.
Girati
Obbedì.

venerdì 17 febbraio 2017

The Vacuous

C'è stato un momento in cui ha davvero desiderato che quell'arma facesse fuoco, che la sua invenzione spazzasse via l'altra dimensione, gli Argonauti e tutte le sue minacce. Avrebbe potuto essere lì, con l'indice sul pulsante, pronta a sparare, invece era parte del cerchio di mistici ed occultisti intenti a erigere quel rituale.

Un rischio calcolato: se qualcosa fosse andato storto qualcuno avrebbe sparato ugualmente ed avere quella responsabilità addosso non sarebbe stato semplice, nè sarebbe stato saggio mettersi in mostra in quel modo nei confronti dell'opinione pubblica.

Era questo a cui Sabrina puntava: vivere la sua natura nell'ombra. Le streghe nere lo avevano fatto per centinaia di anni, tramando per ottenere un potere sempre maggiore, sostanzialmente incuranti delle sofferenze e dei problemi altrui. Si riunivano in segreto confidando nella protezione della Congrega; una protezione che spesso non poteva salvarle dall'Inquisizione Cattolica.

Nonostante il desiderio di non esporsi, inebriata ed eccitata dall'opportunità che si era presentata, ha avuto accesso al luogo del rituale mostrando il Cimelio della Congrega, il suo pendaglio legato alla storia magica dell'essere umano, senza naturalmente rivelarne la sua vera natura.
Aveva percepito i mistici più potenti, si era messa vicino a loro nel cerchio ritualistico ed aveva osservato attentamente le loro mosse. Da quando aveva scoperto le sue capacità superumane quello era stato l'unico momento in cui aveva incontrato qualcuno simile a lei: se esistevano altre consorelle a Filadelfia, erano ben nascoste e scaltre.
Nel momento in cui il rituale ha raggiunto il suo punto di massimo, le energie mistiche da convogliare si erano fatte davvero ingenti: il castello di magia che avevano eretto cercava insistentemente di strapparle via forze ed anima. Ha barcollato, ma non è caduta, sorretta da chi le stava vicino in quel momento, volti e spiriti che non avrebbe conservato, che avrebbe dimenticato di lì a poco, sostituiti da qualcos'altro di più vagamente utile.

Quando lo slittamento dimensionale era terminato, si era allontanata dal gruppo festeggiante, trovando pausa e quiete, seduta su un muro caduto. Le mani le tremavano e lei le fissava, mentre poteva ancora sentire l'inebriante odore dell'energia sprigionata in quel momento, quando erano in bilico tra la realtà e l'oblio spettrale.
Sostò a lungo sul pensiero di quelli che avevano perso le loro capacità, aveva sentito il loro potere vacillare e spegnersi, risucchiato dal cerchio magico, ma così non era stato per lei, che aveva gelosamente conservato il suo equilibrio, non dando il massimo di sè per non rischiare di essere travolta dal rituale e dalle sue conseguenze.
Altri avevano perso i loro doni, erano stati incauti, troppo fiduciosi che la necessità che li univa avrebbe sopperito a qualunque disgrazia, ma l'egoismo si era fatto strada in alcuni dei cuori dei presenti a discapito di altri.

Pensò a ciò a cui aveva assistito, al prezzo che non aveva pagato e a ciò che aveva imparato. Progredire in solitudine nel campo magico era molto difficile, ne aveva parlato con Winona Hill, la giornalista e la natura delle sue capacità le impediva di potersi fidare dei canali legalmente accettati.

Scacciò le paure e le ansie legate alla sua condizione, alzò gli occhi verso i festeggiamenti, i balli ed i canti e sorrise.


I ' m   n o t   t i e d   u p   t o   a n y o n e
T h e y ' v e   g o t   s t r i n g s
B u t   y o u   c a n   s e e
T h e r e   a r e   n o   s t r i n g s   o n   m e



martedì 14 febbraio 2017

... Presents

Sabrina, è arrivata roba per te, hai un ammiratore segreto?
Uno dei suoi colleghi a cui ha rifilato un due di picche mostruoso le deposita sul banco da lavoro un cestino così colorato e sgargiante che la sola vista le provoca un senso di fastidio viscerale che sale dallo stomaco e si aggrappa alla gola.
Che tripudio osceno
Getta un'occhiata ispida al collega che alza le mani e fa cenno di innocenza
Non è roba mia, ne ho ricevuto uno anche io, sebbene non abbia il bigliettino personalizzato, come il tuo.
Volta i tacchi e se ne va uscendo dalla porta, con un ghigno soddisfatto sotto i baffi biondi.

Passano almeno altre due ore buone prima che Sabrina riesca a guardare il cestino senza provarne fastidio ed alla fine sospira, decisa ad occuparsene, quanto meno per poterlo togliere da lì evirandolo delle cose che lontanamente possono interessarle.

Ogni minuto che passi arrabbiato perdi sessanta secondi di felicità.
BUON SAN VALENTINO!!! 
Jo.

Le parole recitate dal biglietto non riescono ad arrivare nemmeno al nervo ottico: l'impressione retinica è sufficiente a far sbuffare la giovane chimica e a cestinare il foglio e relativo augurio.
Concentrandosi sul cestino lo esplora con circospezione: i peluche finiscono anch'essi nel cestino dell'indifferenziata e sta per gettare anche i cioccolatini, ma si ferma.

Inspira a fondo e li appoggia sul banco da lavoro, dopo aver accantonato il fascicolo su cui stava lavorando. Le dita dalle unghie perfettamente livellate scorrono sulla scatola fino al fiocchetto, che viene staccato e buttato nel cestino.
La scatola viene aperta e i cioccolatini osservati con circospezione, ne prende uno tra indice e pollice, lo solleva e ne mangia un angolino. Mastica e inghiotte, per nulla felice, per nulla rinfrancata.

Le tornano alla mente gli anni del collegio, anni di metodico controllo alimentare in cui i dolci non facevano mai parte del menu. L'unico modo che aveva di procurarseli si era presentato durante le sue uscite notturne illegali, assieme ad alcol e sostanze stupefacenti.
Nonostante la relativa lontananza di quegli anni, non era mai riuscita a recuperare in pieno il suo rapporto con il cibo, un rapporto ingabbiato e stirato fino all'esasperazione.
Il frigorifero di casa sua era sempre pieno, ma più di tre quarti degli alimenti finiva per buttarli o per darli ai vicini, tanto era esclusivamente abituata a mangiare pasti abitudinari e frugali.

Il resto della scatola finisce nel cestino, così come il resto dei cioccolatini ed alla fine riprende a lavorare.

lunedì 13 febbraio 2017

Insane Lust

Avere sempre chiare le proprie priorità è la Priorità e Sabrina l'aveva sempre saputo piuttosto bene.
Diciotto anni di privazioni e regole imposte avevano prodotto in lei un senso di quieta ingiustizia, che si muoveva lento ed inesorabile, tastando con saggezza il terreno su cui poggiava, conscio che per progredire era prima di tutto necessario non lasciarsi alle spalle nulla di cui doversi pentire.
Ed allo stesso modo aveva imparato a dosare le forze, a non fruire di ciò di cui poteva fare a meno; tutto ciò che contava era il potere che a lungo le era stato descritto come il male assoluto, ma che su di lei esercitava un'attrattiva ossessiva e compulsiva.

Così mentre il volto di una Mad criminale e ricercata circolava nei notiziari serali, lei valutava le alternative all'impiccio in cui si era andata ad incastrare, consumando il suo pasto frugale.

Delle mutande che aveva lasciato a casa sua poteva anche farne a meno ed in un certo senso l'idea che lei potesse tenerle avrebbe procurato a Sabrina un certo perverso piacere nei giorni a venire, che in qualche modo l'avrebbe tenuta lontana da altre tentazioni, almeno per un po'.
Avrebbe tenuto anche le fotografie, così come i messaggi; del resto dopo averli analizzati e valutati, non rappresentavano un pericolo: la data di creazione di ogni file era antecedente all'annuncio televisivo.

Si rese conto in fretta di non aver preso in considerazione l'idea di proseguire il rapporto. Del resto tutte le alternative che il suo inconscio aveva valutato rappresentavano pure follie.
Un altro sorso di minestra dal cucchiaio, prima di riprendere l'esercizio mentale e sistemare ogni cosa. Decisamente era tutto al suo posto, tutto perfettamente incastrato, prevedibile, difendibile.

BIP BIP

Ruotò gli occhi verso lo smartphone di fianco al bicchiere, il numero del mittente era quello di Mad.
Si maledisse per aver afferrato il telefono e letto il messaggio senza pensarci troppo. E maledisse i diciotto dannati anni passati in collegio, che l'avevano resa psicologicamente ansiosa e affamata.
O forse era stata la bionda a renderla affamata, con la sua disponibilità ad assecondarla, senza darle l'idea che fosse tutto scontato.
Scacciò quel pensiero senza difficoltà, lasciandolo in sordina, valutando che sarebbe sopravvissuto a lungo, ma che non avrebbe fatto danni.

Cancella il mio numero

Va bene. Vorrei una ciocca dei tuoi capelli

La lascio al solito posto

Appoggia il cellulare a faccia in giù e mentre finisce di mangiare lo osserva ad intervalli costanti. Rimane silenzioso, lei sorride mentre ripassa il rituale nero che avrebbe svolto di lì a poco, con qualcuno di quei capelli biondi.
Se avesse funzionato, avrebbe impresso la sua immagine nella mente di Mad, rievocandola ad ogni emozione intensa. L'idea di ossessionarla in questo modo produsse una strana ansia. Mollò la cena a metà, prese cappotto e sciarpa e si sbrigò ad andare all'hotel dove si erano incontrate la prima volta.

Senza sapere che quel rituale non avrebbe funzionato.
Non che nutrisse grandi aspettative in merito.
E in fin dei conti quella delusione sarebbe durata poco.

mercoledì 8 febbraio 2017

old glimpses

Il collegio femminile St. Mary era un edificio vecchio e lugubre, gestito da un gruppo mal selezionato di suore appartenenti al credo cattolico.
In netto contrasto con le consuetudini moderne in materia di educazione genitoriale e scolastica, nell'istituto si doveva sottostare a regole molto severe e l'infrangerle spesso significava subire punizioni corporali.

Sabrina non aveva mai odiato quel luogo, ci era cresciuta fin da piccola, adottata dall'istituto stesso, pertanto era abituata al senso di claustrofobia e distacco che invece le altre compagne accusavano in modo presso che costante.

Ciò che non sopportava era stare seduta, assolutamente composta ed attenta durante le lezioni, con l'insegnante che mentre spiegava passava tra le file dei banchi per controllare che nessuno si sentisse anche solo minimamente schiacciato da una noia che era in fin dei conti impossibile da ignorare. Sabrina aveva calcolato attentamente i tempi di percorrenza e si era così tanto abituata a comprendere i movimenti del corpo delle suore che difficilmente veniva scoperta piegata in avanti, a disegnare qualcosa su un foglio di carta precedentemente occultato dal pesante tomo oggetto della lezione.
Tuttavia qualche volta accadeva e veniva spesso punita molto severamente, oltre che accusata di guidare le altre compagne verso tecniche, da talune suore definite efficacemente demoniache, per infrangere gli obblighi collegiali in modo sistematico.

Le vere problematiche arrivarono durante il periodo adolescenziale. La maggior parte delle sue compagne di classe spesso avevano il weekend libero e lo passavano in famiglia e con gli altri coetanei al di fuori del mondo scolastico, lontano dall'oppressione dell'istituto, che era visto ed accettato come un male limitato nel tempo e nello spazio.
Sabrina invece non poteva godere di questi svaghi così spesso e le poche volte che le era permesso di uscire doveva essere in compagnia delle pochissime altre orfane adottate dall'istituto ed accompagnata da una suora.
Alle tecniche di elusione elaborate nel corso degli anni si unirono quindi anche veri e propri metodi di evasione, applicati in modo costante e sistematico. Fu così che vide per la prima volta in completa libertà il mondo esterno, gioendo delle sue offerte e facendo le più svariate esperienze, spesso prive del benché minimo scrupolo morale. L'attrazione sessuale divenne uno dei principali motivi delle uscite notturne, ma non il motivo esclusivo e alle compagne che la tradivano rivelando di queste sue sortite illegali lei riservava lo stesso trattamento e le stesse ripercussioni corporali che le suore le comminavano.

Trascorse in questo modo gli anni fino alla maturità legale, dopo la quale abbandonò l'istituto, liberandosi della quasi totalità di atteggiamenti e comportamenti che per anni aveva dovuto tenere, per nascondere la sua vera inclinazione morale e spirituale che ora era libera di esprimersi e portarla dove aveva sempre desiderato essere.